Buondì, prendete il testo C di grammatica, dovrete leggere e comprendere un testo espositivo che si trova a pagina 120-121. Leggete e rispondete alle domande.
esercizi per lunedì 25maggio2020
Buondì, prendete il testo C di grammatica, dovrete leggere e comprendere un testo espositivo che si trova a pagina 120-121. Leggete e rispondete alle domande.
esercizi per lunedì 25maggio2020
Buondì, prendete il testo C di grammatica, dovrete leggere e comprendere un testo narrativo che si trova a pagina 104-105.
Leggete e rispondete alle domande.
esercizi per lunedì 18maggio2020
ESERCIZIO DA SVOLGERE POSSIBILMENTE SCRIVENDO CHIARO O USANDO IL PC PER VENERDì15MAGGIO2020, DA INVIARE TRAMITE ATTIVITà SU MICROSOFT365
Le guerre puniche e Galileo Galilei
Qualche giorno fa, partendo da Soratte che non vede l’ora di partecipare a qualche guerra, ho fatto un bel discorso contro tutte le manifestazioni bellicose, e di passaggio in passaggio, non so come, sono arrivato alle guerre puniche.
Lì mi sono fermato. Quelli che erano impegnati a ripassare le materie delle ore seguenti a occhi chiusi e labbra salmodianti1, non sentendo più la mia voce si sono allarmati, hanno smesso e sono diventati attentissimi.
Soratte mi ha chiesto con falsa premura: «Che ha, l’infarto?».
Stavo benissimo, ma in allarme. Ho soppesato Soratte e gli ho chiesto: «Cosa significa punico?».
Silenzio.
Quando faccio domande del genere, gli alunni mi detestano. Rompo un patto non scritto, ma molto rispettato nella scuola. Il patto dice: se le guerre si chiamano puniche, si chiamano puniche perché sono puniche. Basta.
Ma in quel momento non mi bastava, volevo capire se questi giovani che studiano le guerre puniche fin dalle elementari sapevano cos’erano. Perciò ho insistito: «Soratte, cosa significa punico?»
Il ragazzo ha sospirato, lievemente spazientito: «Le guerre puniche sono quelle fatte dai punici».
«E chi sono questi punici?»
«Gente sporca».
«Punici, non sudici, Soratte».
«Ah già».
«Alcale, le guerre puniche che sono?»
«Le guerre fatte con le puniche».
«Scusa, ti spieghi meglio? Che roba è una punica?»
«Un’arma tipo fionda, professore».
«Murialdi, le puniche erano armi tipo fionde?»
«No, erano le mogli dei punici».
«Conocchia, tu che ne pensi?»
«Erano guerre fatte per punire i romani, secondo me».
Insomma: ventisei allievi sui diciassette anni, nessuno che sapesse il significato di punico. Quelle guerre erano state memorizzate come puniche da tempo, già intorno ai sette-otto anni. Ci si era tornati sopra tra i dieci e gli undici, erano state riaffrontate intorno ai quindici. Ma il mistero dell’aggettivo punico non era mai stato svelato.
«Punico», ho spiegato abbastanza confusamente, devo ammettere, «viene da Poeni che sta per cartaginesi e rimanda all’origine fenicia di Cartagine».
«È vero» s’è battuta la fronte Conocchia.
«Però era troppo difficile» ha detto Soratte sfiduciato.
Alcale ha borbottato: «Non si poteva indovinare».
«Perché le chiamate puniche?» si è arrabbiata Murialdi. «Non le potete chiamare cartaginesi e basta? Ci provate gusto a tormentarci?»
Sono passati pochi giorni e ho chiamato alla cattedra Conocchia.
«Parlami di Galilei, Barbara».
«Galileo Galilei?»
«Proprio lui».
Dopo aver premesso che aveva studiato tutta la notte e dopo che i suoi compagni hanno testimoniato che era vero come se fossero rimasti svegli apposta, ha cominciato. Sono stato a sentire compostamente la sua voce cantilenante che mi informava sulle tappe fondamentali della vita di Galileo Galilei e l’ho interrotta solo una volta, quando ha detto:
«Galileo Galilei faceva esperimenti buttando i gravi2giù dalla torre di Pisa».
Con pacatezza le ho consigliato innanzitutto di chiamarlo solo Galilei per non affaticarsi e poi le ho domandato: «Cosa sono questi gravi che Galilei buttava giù dalla torre di Pisa, Conocchia?»
Gelo.
La mia alunna ha dato uno sguardo allarmato al libro che si era portata per conforto e che teneva aperto sulla cattedra, ma senza risultato. Allora si è rivolta supplichevole ai compagni più fidati che già consultavano freneticamente manuali per scoprire cosa fossero i gravi. Quindi, messa alle strette, ha mormorato incerta: «Forse sono dei malati».
Risatina dei più colti, smorfia sofferta di Conocchia, io freddo: «E Galilei li buttava giù…».
«Dalla rupe Tarpea3lo facevano».
«Brava, dalla rupe Tarpea forse sì, ma non dalla torre di Pisa».
Conocchia si è avvilita: «E allora Galileo Galilei che buttava?»
Mi sono strofinato gli occhi con pollice e indice, ho detto: «Barbara, niente panico: tu stai sulla torre di Pisa…»
«Con Galileo Galilei» ha mormorato lei per chiarirsi bene la situazione.
«Sì, e vuoi sperimentare il moto dei gravi. Che fai?»
La ragazza ha guardato di nuovo la classe, ma questa volta con rabbia, come per dire: state sentendo le domande assurde che mi fa questo?
Allora sono diventato più duro: «Non ti perdere in un bicchier d’acqua, Conocchia! State lì tu e Galilei, soli, in cima alla torre. Vi siete portati alcuni gravi. Cosa sono, che ve ne fate?»
Silenzio, occhi lucidi di Conocchia. Mi sono intenerito e ho deciso di aiutarla: «Su, è facile: ve ne servite evidentemente per sperimentare la forza… la forza di gra… la forza di gra-vi…»
«…danza!» ha urlato sghignazzando Soratte.
Mentre la classe se la godeva, Conocchia ha cominciato a piangere.
(D. Starnone, Ex cattedra e altre storie di scuola, Feltrinelli, Milano, 1989)
COMPRENSIONE DEL TESTO
A1. Che mestiere svolge l’autore del testo?
A2. Il testo parla:
A3. Il racconto è fatto:
A4. Quanto tempo passa tra il primo e il secondo episodio?
A5. Il tono del racconto è:
A6. Disponi in ordine cronologico le seguenti informazioni: scrivi il numero 1 nel quadratino corrispondente alla prima informazione, il numero 2 nel quadratino corrispondente alla seconda ecc.
□Conocchia viene interrogata su Galilei e, non sapendo che cosa significa «caduta dei gravi», dà una serie di risposte assolutamente errate, anche se divertenti.
□Il professore chiede cosa significa «punico», ma gli alunni non sanno rispondere.
□La classe scoppia a ridere e Conocchia piange.
□Alla fine il professore, intenerito, cerca di aiutare l’alunna in difficoltà.
A7. Che cosa vuol dire l’espressione proverbiale «Non ti perdere in un bicchier d’acqua»(riga 70)?
A8. Individua, tra le seguenti, l’unica informazione falsa.
A9. Chi è Barbara?
A10. Con quale dei seguenti sostantivi sostituiresti il termine pacatezza (riga 52)?
A11. Che cosa hanno testimoniato i compagni di classe di Conocchia?
A12. Che complemento è per conforto (riga 56)?
A13. Come si comportano gli altri ragazzi sentendo le risposte della compagna interrogata?
A14. Qual è, in sintesi, il «patto non scritto»(riga 11) a cui si riferisce l’autore?
A15. La voce verbale «Mi sono intenerito» (riga 73) appartiene a un verbo:
B1.Individua, nelle seguenti proposizioni, se il pronome in corsivo ha la funzione di complemento oggetto (O) o di complemento di termine (T).
O T
B2.Distingui, nelle seguenti proposizioni, quando il verbo è usato transitivamente (T) e quando intransitivamente (I).
T I
B3.Trova, nelle seguenti proposizioni, le forme errate e correggile, poi scrivi sui puntini la frase corretta.
B4. Trasforma le seguenti frasi dalla forma passiva a quella attiva.
………………………………………………………………………………………………………………………………………………………..
………………………………………………………………………………………………………………………………………………………..
B5. Distingui il si passivante (P) dal si riflessivo (R).
P R
B6. Completa le seguenti frasi, coniugando opportunamente al congiuntivo i verbi tra parentesi.
B7. Nelle seguenti frasi indica quali complementi introduce la preposizione per.
B8.Nelle seguenti frasi indica se la particella ciha la funzione di pronome personale (PP) o di avverbio di luogo (AL).
PP AL
B9.Inserisci, nelle seguenti frasi, il pronome o aggettivo dimostrativo (questo, codesto, quello) più opportuno.
B10. Sottolinea, nelle seguenti frasi, le proposizioni principali.
Chi trova un amico trova un tesoro. Lo dice anche la scienza. Perché avere buoni amici con cui confidarsi, condividere interessi e trascorrere il tempo libero, fa bene all’umore e alla salute. L’amicizia, infatti, non solo è un antidoto contro la solitudine ma fa vivere meglio e più a lungo: è insomma una fonte di felicità e di benessere.
Per esempio, è stato osservato che il buonumore è contagioso e che il sostegno emotivo degli amici è un toccasana per la propria autostima e genera emozioni positive.
LEGGETTE IL BRANO A PAGINA 356-357 E DOPO SVOLGETE GLI ESERCIZI DI PAGINA 358, N 1-2-3-4-5-6-7 per LUNEDì11MAGGIO2020
Buongiorno, prendete il vostro libro di antologia a pagina 723😄. Siamo in inverno, in città e Marcovaldo va per legna …in città.
Dopo aver letto il testo dovrete rispondere alle domande di comprensione di pagina 725-726-727.
Buon lavoro
consegna lunedì4maggio2020
Buongiorno, oggi vi darò da guardare un cartone animato😂😂😂😂😂…buon lavoro!!!
Zootropolis è una moderna megalopoli abitata da soli animali. Costantemente impegnati a scrivere sullo smartphone e a scaricare nuove app, predatori e prede convivono in pace: il leone vicino alla gazzella, l’elefante accanto al topolino, la volpe vicino alla lepre. Judy, tenace coniglietta di provincia, arriva in città con il sogno di diventare una grande detective. L’impatto con la grande metropoli non è dei più facili: pregiudizi nel mondo del lavoro, frenesia, stress e truffe sono all’ordine del giorno. Judy, tuttavia, rimane determinata ad avere successo. L’occasione per dimostrare il suo valore arriva quando la giovane poliziotta rimane suo malgrado coinvolta nel caso della sparizione di 14 predatori. Avvalendosi dell’aiuto di un’astuta volpe di nome Nick, Judy scoprirà una cospirazione organizzata dai piani alti della città per far tornare aggressivi i predatori e governare Zootropolis attraverso la paura e la segregazione.
Esercizi per lunedì27aprile2020
Buongiorno, avete letto le prime 17 pagine di Storia di un cane di Sepùlveda? bene, continuate a leggere fino a pagina 28 per venerdì24aprile.
vi lascio di nuovo il testo, forse qualcuno non l’ha letto🤔
Buongiorno, vi lascio un piccolo testo da leggere, anzi una favola. Ieri è scomparso un grande autore, Luis Sepulveda che ha cercato in tutti i modi di far capire la bellezza dei sentimenti attraverso le favole.
🗨luis sepulveda – storia di un cane
La favola riflette la realtà in uno specchio strano e offre una immagine che permette di capire meglio la realtà.
Nell’introduzione al libro che vi ho inserito, l’autore confessa che la sua vocazione di scrittore nasce “dal fatto di aver avuto nonni che raccontavano storie”.
Quella di Sepúlveda è una classica favola che celebra la liturgia dei valori alti: fedeltà, fiducia, amicizia, rispetto per la terra e per il prossimo sullo sfondo della lotta Mapuche* in difesa del territorio originario contro la zampata violenta del progresso. Una storia per bambini, certo, narrata con un linguaggio semplice in cui si incastonano parole mapuche che hanno il sapore di un suono antico e ancestrale (numeri, nomi, animali) ed attraverso il quale si penetra in un mondo che sembra quasi, esso stesso, una favola.
Vi chiederete cosa dovete fare…voi iniziate a leggere fino a pagina 17 entro lunedì20aprile, poi vedrete!!!
Buon lavoro
*https://www.leggo.it/esteri/news/mapuche_chi_sono_popolo_cile_papa_15_gennaio_2018-3485212.html
Buongiorno, continuiamo ad analizzare il testo con la comprensione. Da svolgere per lunedì20aprile2020
La conchiglia (testo narrativo-descrittivo)
Avevo lanciato l’idea perché dovevo dare a Semba una notizia che di certo non gli avrebbe fatto piacere, e avevo bisogno di un luogo particolare, di un paesaggio che
mi facilitasse in qualche modo le cose.
Era maggio e, dal momento che ero in pratica disoccupato, avevo proposto a mio fratello di lanciarci in una di quelle che chiamavano “le nostre esplorazioni”, come ai bei tempi, approfittando di un giorno in cui nemmeno al porto c’era lavoro. Di buon mattino eravamo partiti da Avenue Malick-Sy a bordo di una vecchia corriera diretta alla Petite Côte, una regione a sud di Dakar dove non eravamo mai stati. Dicevano che fosse molto bella.
Scendemmo a Joal e cominciammo a camminare fra le sue vecchie case e le palme di cocco, poi per un terreno inaridito su cui crescevano imponenti baobab. Lungo la riva del mare si elevavano strani cumuli bianchi, grandi come palazzi.
«È sabbia?» chiese Semba.
«Andiamo a vedere.»
Non era sabbia, erano montagne di conchiglie ammassate, secolo dopo secolo, dalla gente che era vissuta là. Sembrava che recassero ancora le impronte degli uomini delle età passate, come se su quelle superfici levigate, fra quelle scaglie dure e lisce fosse scivolata tutta la storia del nostro popolo. Provai malinconia a quel pensiero e all’idea del motivo per cui mi trovato lì, ma mi sforzai di vincerla.
«Non staremo qui tutto il giorno a contare conchiglie, no?» dissi. «Forza, noleggiamo una piroga e raggiungiamo l’isola di Fadiouth, qui davanti.»
Attraversammo il breve tratto di mare e raggiungemmo Fadiouth, un’isoletta che poggiava su cumuli sommersi di conchiglie. Facemmo una lunga nuotata, pregammo rivolti verso est, poi rimanemmo sdraiati in cima a una duna sabbiosa a mangiare
le patate dolci che avevamo portato da casa e a guardare i pescatori sulla riva, che sistemavano le reti nelle piroghe.
A un tratto Semba vide qualcosa che brillava a poca distanza sulla sabbia e corse
a raccoglierla. Era una grossa conchiglia rosa pallido dalla forma tormentata, che si accostò all’orecchio. Poi me la tese.
«Prendila, è tua. Portala con te dove andrai, ne avrai bisogno. E se ti senti solo ascoltala. Fa’ conto di sentirci dentro tutte le voci dell’Africa.»
Rimasi immobile, colpito da quelle parole, e non ebbi neanche la forza di prendere
la conchiglia che lui mi porgeva.
«Ma come fai a sapere.»
«L’ho sognato. Non era questo che volevi dirmi oggi?» Di colpo mi passò tutto l’imbarazzo e gli parlai liberamente, come sempre. «Cerca
di capirmi, Semba. A Dakar siamo in troppi, non c’è lavoro per tutti. Non si trovano nemmeno più occupazioni saltuarie. Non ho niente da perdere, così voglio provare anch’io ad andare in Europa. Guarda in quanti l’hanno fatto: Albouri, Yaro, Abdou… Ogni tanto alle loro famiglie arrivano delle belle somme e…» «Lamine non è più tornato.»
«Lascia stare Lamine. Gli altri se la cavano. In Europa c’è lavoro, c’è ricchezza, la gente
vive bene. E poi non rimarrò via a lungo. Se riesco ad arrivare in Francia, tanto meglio.
Non ci sarebbero problemi con la lingua. Però è difficile, non lasciano entrare quasi più nessuno. Altrimenti in Italia, come hanno fatto Yaro e Ousmane. Chiederò a Coumba da dove le spedisce i soldi Yaro e cercherò di raggiungerlo. Lui o qualcun altro.»
Semba rimase qualche minuto in silenzio, poi disse: «Quando ti sei sposato, ho capi-
to subito che sarebbe finita così. È sempre la stessa storia che si ripete, proprio come
è successo ad Albouri, a Yaro, ad Abdou…»
«Sei in collera con me?» «No, a cosa servirebbe? Capisco che non si può fare in modo diverso. Tutti quelli che partono ci sono costretti: costretti dalla miseria oggi, come erano costretti ieri dalle
armi dei bianchi. L’ho studiato a scuola, sai, come noi africani venivamo caricati in catene sulle navi dei francesi, dei portoghesi, degli inglesi, e venduti come schiavi in America. Il nostro destino è sempre di essere schiavi.» Cercai di scherzare. «Adesso non esagerare. Nessuno mi obbliga con la forza. Se ho deciso di partire è anche per un’altra ragione. Sai, Maïrame…»
Semba si girò a guardarmi e sorrise, scoprendo i denti bianchissimi. «Vuoi dire che… aspetta un bambino?» Gli occhi gli brillavano sul volto nero.
Anche a me si accesero gli occhi, di felicità e di orgoglio. «Pare proprio di sì.» Semba mi buttò le braccia al collo con una esclamazione di gioia. Cademmo all’in- dietro e finimmo per rotolare giù per la duna, coprendoci di sabbia e ridendo. Non
mi aspettavo una simile reazione ed ero contento che per il momento l’ultima noti-
zia avesse messo in ombra l’annuncio della mia prossima partenza. Quando ci passò l’euforia, risalimmo la duna e tornammo a sederci, e lui mi chiese: «E come puoi partire, sapendo che fra qualche mese nascerà tuo figlio?».
Per questa domanda avevo al risposta pronta. «È anche per lui che parto» dissi. «Quello che manca, qui, non è solo il lavoro. È la prospettiva di un futuro.»
Semba annuì. «Parti pure, allora. Dio è grande, ti proteggerà. Per me non ti preoccu- pare, non sono più un bambino. Non ti angosciare neppure per nostra madre, per nostra sorella e per Maïrame. Penserò io a loro. Solo, ti prego… cerca di tornare per quando nascerà il bambino. Almeno qualche giorno.»
«Te lo prometto.»
Il sole stava scendendo verso l’oceano in una foschia dorata e rimanemmo in silen-
zio ad ammirare quel tramonto, che aveva qualcosa di magico, di solenne. Era ora di rimettere in acqua la piroga, tornare a Joal e saltare sulla corriera per Dakar.
Ci alzammo, raccogliemmo le nostre poche cose, e quando infine presi la conchiglia che lui mi offriva, lo abbracciai e lo ringraziai, assicurandogli che l’avrei portata sempre con me.
Ma due settimane più tardi, al momento della partenza, mi mancò il coraggio di metterla nel sacco da viaggio. Era troppo preziosa e volevo che rimanesse lì, sulla sedia vicino al letto, ad aspettarmi.
(rid. da P.A. Micheletti – S. Moussa Ba, La promessa di Hamadi, De Agostini)
Comprensione del testo
A1 Le prime righe del brano:
A2 Il protagonista propone al fratello questo viaggio perché:
A3 I baobab sono:
A4 col termine piroga alla riga 21 si intende:
A5 In quale continente è ambientata la storia?
A6 Nell’isola di Fadiouth semba vede brillare una conchiglia. che cosa fa?
A7 Il protagonista non fa in tempo a dare a Semba la notizia che lo preoccupava perché:
A8 secondo il protagonista in Europa c’è:
A9 Il protagonista è costretto ad emigrare (2 risposte possibili):
A10 Al penultimo capoverso il protagonista dice al fratello: “Te lo prometto”. che cosa promette a semba?
A11 Il protagonista quanto tempo dopo questa esplorazione parte?
A12 Al momento della partenza il protagonista non porta con sé la conchi- glia perché?
A13 Alla riga 12, nella frase “Lungo la riva del mare si elevano strani cumuli bianchi, grandi come palazzi”, sottolinea la figura retorica e indica qual è tra le seguenti.
a. Antonomasia*
b. Similitudine
c. Personificazione
d. Metafora
*figura retorica che consiste nel designare una persona o una cosa particolare con un nome comune invece che con il nome suo proprio, per sottolinearne l’eccellenza (p.e. il Poeta per dire ‘Dante’; il Libro per dire ‘il Vangelo’)
A14 Alla riga 29, nell’espressione “poi me la tese” scrivi a che cosa si riferisce il pronome la.
__________________________________________________________________________________
A15 Il brano che hai appena letto, presenta le caratteristiche di:
a. Un testo argomentativo
Conoscenze grammaticali
B1 Quale dei seguenti nomi è diviso in sillabe in modo errato?
B2 una delle seguenti frasi contiene un verbo fraseologico. sottolinealo.
B3 In quale delle seguenti frasi vi è un articolo partitivo?
B4 In quale delle seguenti frasi lo è pronome personale? (2 risposte possibili)
B5 Nella frase “In soffitta ho trovato un giornale più vecchio di me” l’aggettivo evidenziato è di grado comparativo. Quali sono i due termini di paragone?
___________________________________________________________________________________
B6 Quale dei seguenti verbi è impersonale?
B7 Nella frase “il nostro amico è stato chiamato tuttologo”, il termine tuttologo svolge la funzione sintattica di:
B8 tra le seguenti congiunzioni, due sono subordinative. sottolinealO
Dunque – per – perciò – ma – che – ovvero.
*B9 Nel periodo: “L’insegnante ha fatto a Marco una domanda sulla lezione del giorno, ma Marco non ha saputo rispondere”: la proposizione evidenziata è una coordinata alla principale:
a. Copulativa
b. Avversativa
c. Conclusiva
d. Correlativa
B10 collega in un unico periodo queste due proposizioni in modo che una diventi principale e l’altra relativa.
a. Anche Gigi ha seguito la partita.
b. Gigi non è tifoso.
Da consegnare entro lunedì 6aprile2020
Cliccare non significa imparare
testo narrativo
Individuare informazioni date esplicitamente nel testo
Formulare semplici inferenze
Elaborare una comprensione globale
Sviluppare un’interpretazione integrando informazioni e concetti
Tutti li vogliono, tutti li cercano. Sono due tipi piccoletti ma molto attivi, sempre di- sponibili quando uno studente deve compilare una ricerca di geografia, stendere una relazione di storia, raccogliere materiale per un dossier di italiano oppure completare l’approfondimento in inglese. Basta chiamarli e loro corrono, portando sulle spalle de-
cine e decine di pagine adatte all’argomento, scegliendone i brani utili e mettendoli in ordine uno dopo l’altro. Vanno sempre in coppia. Si chiamano Copia e Incolla, per
gli amici anche «control C» e «control V»: è sufficiente piazzarsi alla tastiera, connetter-
si a Internet e il resto – grazie al copia-e-incolla – è solo un gioco da ragazzi.
Basta pesanti enciclopedie! Addio sedute di consultazione in biblioteca! Ormai le ricerche si fanno così, pigiando i tasti giusti. I vantaggi sono evidenti: velocità di esecuzione, abbondanza di materiale a disposizione e molta molta fatica in meno; senza contare che, alla fine, grazie a qualche piccolo accorgimento tecnico, la ricerca uscirà dalla stampante perfetta come un libro stampato, scritto tutto da noi. Però… Peccato che ormai gli insegnanti abbiano mangiato la foglia e guardino con un cer-
to sospetto i malloppi di pagine scritte a computer e con bellissime illustrazioni che i loro studenti depongono sulla cattedra: li avranno fatti da soli, compiendo almeno
la santa fatica di cercare le fonti e di riassumerle, di copiare in bella e di rileggere, oppure saranno tutta farina del sacco dei servizievoli signori Copia e Incolla?
L’atroce dubbio pesa ormai su qualunque compito a casa e, per scioglierlo, in Francia hanno già inventato un programma capace di smascherare i «copioni» via Internet: che non sono solo ragazzi delle medie ma persino universitari alle prese con la tesi.
Eh sì: chi di computer ferisce, di computer rischia adesso di perire…
Una volta c’era il «Conoscere» (chiedete ai vostri genitori…), adesso esiste la Rete. Niente di male: ogni generazione ha i suoi metodi per cercare le informazioni che le interessano; anzi è bello che i ragazzi stringano precoce amicizia con quella straordinaria banca di notizie che è Internet. Il problema, infatti, non è documentarsi (anche saperlo fare è un’arte…), prendere appunti, sunteggiare testi altrui; esageriamo: il problema non è neppure «copiare», perché chi lo fa – a mano o a macchina – si im- pegna almeno a trascrivere, quindi a far filtrare qualcosa che rimane nel setaccio del cervello. Il guasto del copia-e-incolla sta invece nel rubare sapienza altrui in modo automatico, illudendosi che per approfondire un argomento basti accumulare le pagine senza nemmeno leggerle. Ma, cari «scaricatori» (dal pc): cliccare non significa imparare…
comprensione del testo
PROVA 1
comprensione del testo
A1 secondo te questo articolo tratta ed espone un problema con uno stile:
A2 L’argomento trattato riguarda il seguente tema.
A3 ti sembra che l’autore dell’articolo sia favorevole all’utilizzo del computer per svolgere ricerche scolastiche?
A4 L’espressione “mangiare la foglia”, in questo contesto, sta a significare:
A5 che cosa utilizzavano un tempo gli studenti per svolgere le ricerche?
A6 che cosa può significare l’espressione “rubare sapienza altrui in modo automatico”?
A7 Nella parte iniziale del testo compare una personificazione. Quali elementi del computer sono stati personificati?
a.
b.
A8 Quale aggettivo utilizzeresti per definire le tesine che si realizzano con l’aiuto di Internet?
a. Personali.
b. Originali.
c. Faticose.
d. Clonate.
A9 Nella proposizione alla riga 25 “è bello che i ragazzi stringano precoce ami- cizia con quella straordinaria banca di notizie”, la subordinata evidenziata è:(QUESTA NON LA CONOSCETE, MA PROVATECI…LORENA!!!!!😅)
a. Oggettiva
b. Soggettiva
c. Relativa
d. Dichiarativa
A10 Nella seconda riga, il verbo dovere in “deve compilare” è usato come:
A11 Nel periodo: ”Ormai le ricerche si fanno così, pigiando i tasti giusti”, la proposizione evidenziata è una subordinata:
A12 che cosa significa, secondo te, l’espressione conclusiva ”cliccare non significa imparare”?
A13 Alla riga 27 il verbo sunteggiare sta a significare:
a. Riassumere
b. Copiare
conoscenze grammaticali
B1 ciascuno dei due testi contiene un errore di ortografia. trascrivi l’errore e correggilo negli spazi predisposti.
B2 In quale delle seguenti frasi c’è un verbo di forma intransitiva?
B3 In quale delle seguenti frasi vi è un avverbio di tempo?
B4 Quale delle seguenti parole è derivata mediante prefisso e suffisso?
a. Scucito.
b. Incivile.
c. Extraterrestre.d. Canalizzare.
B5 Quale delle seguenti parole è un falso alterato?
a. Piccolino.b. Comodino.c. Cespuglino.d. Bambolino.
B6 Nella frase: “Si presentò a casa con i vigili”, l’espressione “con i vigi- li” svolge la funzione logica di:
B7 Nella frase: “I nostri amici ci hanno fatto una bella sorpresa”, la par- ticella ci svolge la funzione di:
B8 In quale delle seguenti frasi c’è il verbo essere in funzione di copula?
B9 In quale dei seguenti periodi vi sono subordinate implicite?
B10 In quale dei seguenti periodi la principale è legata a una coordi- nata?
BUON LAVORO