ESERCIZIO DA SVOLGERE POSSIBILMENTE SCRIVENDO CHIARO O USANDO IL PC PER VENERDì15MAGGIO2020, DA INVIARE TRAMITE ATTIVITà SU MICROSOFT365
Le guerre puniche e Galileo Galilei
Qualche giorno fa, partendo da Soratte che non vede l’ora di partecipare a qualche guerra, ho fatto un bel discorso contro tutte le manifestazioni bellicose, e di passaggio in passaggio, non so come, sono arrivato alle guerre puniche.
Lì mi sono fermato. Quelli che erano impegnati a ripassare le materie delle ore seguenti a occhi chiusi e labbra salmodianti1, non sentendo più la mia voce si sono allarmati, hanno smesso e sono diventati attentissimi.
Soratte mi ha chiesto con falsa premura: «Che ha, l’infarto?».
Stavo benissimo, ma in allarme. Ho soppesato Soratte e gli ho chiesto: «Cosa significa punico?».
Silenzio.
Quando faccio domande del genere, gli alunni mi detestano. Rompo un patto non scritto, ma molto rispettato nella scuola. Il patto dice: se le guerre si chiamano puniche, si chiamano puniche perché sono puniche. Basta.
Ma in quel momento non mi bastava, volevo capire se questi giovani che studiano le guerre puniche fin dalle elementari sapevano cos’erano. Perciò ho insistito: «Soratte, cosa significa punico?»
Il ragazzo ha sospirato, lievemente spazientito: «Le guerre puniche sono quelle fatte dai punici».
«E chi sono questi punici?»
«Gente sporca».
«Punici, non sudici, Soratte».
«Ah già».
«Alcale, le guerre puniche che sono?»
«Le guerre fatte con le puniche».
«Scusa, ti spieghi meglio? Che roba è una punica?»
«Un’arma tipo fionda, professore».
«Murialdi, le puniche erano armi tipo fionde?»
«No, erano le mogli dei punici».
«Conocchia, tu che ne pensi?»
«Erano guerre fatte per punire i romani, secondo me».
Insomma: ventisei allievi sui diciassette anni, nessuno che sapesse il significato di punico. Quelle guerre erano state memorizzate come puniche da tempo, già intorno ai sette-otto anni. Ci si era tornati sopra tra i dieci e gli undici, erano state riaffrontate intorno ai quindici. Ma il mistero dell’aggettivo punico non era mai stato svelato.
«Punico», ho spiegato abbastanza confusamente, devo ammettere, «viene da Poeni che sta per cartaginesi e rimanda all’origine fenicia di Cartagine».
«È vero» s’è battuta la fronte Conocchia.
«Però era troppo difficile» ha detto Soratte sfiduciato.
Alcale ha borbottato: «Non si poteva indovinare».
«Perché le chiamate puniche?» si è arrabbiata Murialdi. «Non le potete chiamare cartaginesi e basta? Ci provate gusto a tormentarci?»
Sono passati pochi giorni e ho chiamato alla cattedra Conocchia.
«Parlami di Galilei, Barbara».
«Galileo Galilei?»
«Proprio lui».
Dopo aver premesso che aveva studiato tutta la notte e dopo che i suoi compagni hanno testimoniato che era vero come se fossero rimasti svegli apposta, ha cominciato. Sono stato a sentire compostamente la sua voce cantilenante che mi informava sulle tappe fondamentali della vita di Galileo Galilei e l’ho interrotta solo una volta, quando ha detto:
«Galileo Galilei faceva esperimenti buttando i gravi2giù dalla torre di Pisa».
Con pacatezza le ho consigliato innanzitutto di chiamarlo solo Galilei per non affaticarsi e poi le ho domandato: «Cosa sono questi gravi che Galilei buttava giù dalla torre di Pisa, Conocchia?»
Gelo.
La mia alunna ha dato uno sguardo allarmato al libro che si era portata per conforto e che teneva aperto sulla cattedra, ma senza risultato. Allora si è rivolta supplichevole ai compagni più fidati che già consultavano freneticamente manuali per scoprire cosa fossero i gravi. Quindi, messa alle strette, ha mormorato incerta: «Forse sono dei malati».
Risatina dei più colti, smorfia sofferta di Conocchia, io freddo: «E Galilei li buttava giù…».
«Dalla rupe Tarpea3lo facevano».
«Brava, dalla rupe Tarpea forse sì, ma non dalla torre di Pisa».
Conocchia si è avvilita: «E allora Galileo Galilei che buttava?»
Mi sono strofinato gli occhi con pollice e indice, ho detto: «Barbara, niente panico: tu stai sulla torre di Pisa…»
«Con Galileo Galilei» ha mormorato lei per chiarirsi bene la situazione.
«Sì, e vuoi sperimentare il moto dei gravi. Che fai?»
La ragazza ha guardato di nuovo la classe, ma questa volta con rabbia, come per dire: state sentendo le domande assurde che mi fa questo?
Allora sono diventato più duro: «Non ti perdere in un bicchier d’acqua, Conocchia! State lì tu e Galilei, soli, in cima alla torre. Vi siete portati alcuni gravi. Cosa sono, che ve ne fate?»
Silenzio, occhi lucidi di Conocchia. Mi sono intenerito e ho deciso di aiutarla: «Su, è facile: ve ne servite evidentemente per sperimentare la forza… la forza di gra… la forza di gra-vi…»
«…danza!» ha urlato sghignazzando Soratte.
Mentre la classe se la godeva, Conocchia ha cominciato a piangere.
(D. Starnone, Ex cattedra e altre storie di scuola, Feltrinelli, Milano, 1989)
- salmodianti: come se stessero recitando i salmi. Il verbo è usato in senso ironico, per descrivere il sussurro dei ragazzi che studiano la lezione per l’ora successiva.
- gravi: il termine indica tutti gli oggetti che hanno un peso e sono soggetti alla forza di gravità (dal latino gravis, che significa «pesante»).
- rupe Tarpea: dalla rupe Tarpea gli antichi Romani buttavano giù i traditori.
COMPRENSIONE DEL TESTO
A1. Che mestiere svolge l’autore del testo?
- A) Lo scienziato.
- B) Il professore.
- C) Lo storico.
- D) Il bidello.
A2. Il testo parla:
- A) della vita e delle scoperte di Galileo Galilei.
- B) di avvenimenti che si svolgono a casa dell’autore.
- C) di episodi simpatici che si svolgono in una classe.
- D) di avvenimenti accaduti al tempo dei Romani.
A3. Il racconto è fatto:
- A) in prima persona dall’autore.
- B) in terza persona dall’autore.
- C) da due alunni, Soratte e Conocchia.
- D) da una sola alunna, Conocchia.
A4. Quanto tempo passa tra il primo e il secondo episodio?
- A) Qualche mese.
- B) Una settimana.
- C) Pochi giorni.
- D) Avvengono nella stessa giornata.
A5. Il tono del racconto è:
- A) sentimentale.
- B) tragico.
- C) drammatico.
- D) ironico.
A6. Disponi in ordine cronologico le seguenti informazioni: scrivi il numero 1 nel quadratino corrispondente alla prima informazione, il numero 2 nel quadratino corrispondente alla seconda ecc.
□Conocchia viene interrogata su Galilei e, non sapendo che cosa significa «caduta dei gravi», dà una serie di risposte assolutamente errate, anche se divertenti.
□Il professore chiede cosa significa «punico», ma gli alunni non sanno rispondere.
□La classe scoppia a ridere e Conocchia piange.
□Alla fine il professore, intenerito, cerca di aiutare l’alunna in difficoltà.
A7. Che cosa vuol dire l’espressione proverbiale «Non ti perdere in un bicchier d’acqua»(riga 70)?
- A) Non sbagliare su una cosa molto semplice!
- B) Non perderti nel grande mare della cultura!
- C) Buttati a mare!
- D) Non perdere tempo bevendo!
A8. Individua, tra le seguenti, l’unica informazione falsa.
- A) Gli alunni dicono che la punica era un’antica arma.
- B) Sentito il significato di punico, Murialdi si è adirata.
- C) Conocchia prima cerca di aiutarsi col libro, poi guarda i compagni.
- D) Il professore non ha voluto spiegare che cosa significa punico
A9. Chi è Barbara?
- A) Murialdi.
- B) Conocchia.
- C) Soratte.
- D) Alcale.
A10. Con quale dei seguenti sostantivi sostituiresti il termine pacatezza (riga 52)?
- A) Allegria.
- B) Tristezza.
- C) Calma.
- D) Ira.
A11. Che cosa hanno testimoniato i compagni di classe di Conocchia?
- A) Che era preparata.
- B) Che aveva studiato tutta la notte.
- C) Che erano stati svegli con lei tutta la notte.
- D) Che non aveva studiato bene.
A12. Che complemento è per conforto (riga 56)?
- A) Vantaggio.
- B) Modo.
- C) Fine.
- D) Causa efficiente.
A13. Come si comportano gli altri ragazzi sentendo le risposte della compagna interrogata?
- A) Ridono.
- B) Si sentono umiliati.
- C) Si adirano.
- D) La difendono.
A14. Qual è, in sintesi, il «patto non scritto»(riga 11) a cui si riferisce l’autore?
- A) Non bisogna indagare troppo a fondo sul significato di alcune parole, che vengono date per scontate.
- B) I professori sono tutti dei rompiscatole e hanno sempre torto.
- C) Certe domande sono troppo facili e non vanno fatte.
- D) Certe domande sono troppo difficili e non vanno fatte.
A15. La voce verbale «Mi sono intenerito» (riga 73) appartiene a un verbo:
- A) transitivo.
- B) intransitivo.
- C) in forma passiva.
- D) intransitivo pronominale.
- RIFLESSIONE SULLA LINGUA
B1.Individua, nelle seguenti proposizioni, se il pronome in corsivo ha la funzione di complemento oggetto (O) o di complemento di termine (T).
O T
- A) Il giudice ci chiederà tutto. □ □
- B) Nessuno ti conosce a Roma. □ □
- C) Si considerano degli incapaci. □ □
- D) Non so se la tua idea mi □ □
B2.Distingui, nelle seguenti proposizioni, quando il verbo è usato transitivamente (T) e quando intransitivamente (I).
T I
- A) Il teatro ha già esaurito i biglietti. □ □
- B) Ha trascorso un periodo difficile e si è un po’ esaurito. □ □
- C) Dovresti un po’ frenare la fantasia! □ □
- D) Ti prego, frena subito! □ □
B3.Trova, nelle seguenti proposizioni, le forme errate e correggile, poi scrivi sui puntini la frase corretta.
- A) Ti offendi sempre per i più minimi motivi! …………………………………………………………………………………………
- B) Qual è il tuo libro più preferito? ……………………………………………………………………………………………………..
B4. Trasforma le seguenti frasi dalla forma passiva a quella attiva.
- A) L’albero, che hai di fronte, è stato piantato dal mio bisnonno.
………………………………………………………………………………………………………………………………………………………..
- B) L’incendio dell’edificio fu provocato da un cortocircuito.
………………………………………………………………………………………………………………………………………………………..
B5. Distingui il si passivante (P) dal si riflessivo (R).
P R
- A) Enrico si lava continuamente. □ □
- B) Si dicono tante cose di lei. □ □
B6. Completa le seguenti frasi, coniugando opportunamente al congiuntivo i verbi tra parentesi.
- A) Se Marco ……………………………………………………………… (giungere) in tempo, ce l’avremmo fatta.
- B) Vorrei che voi ……………………………………………………………… (ritornare) presto a casa.
B7. Nelle seguenti frasi indica quali complementi introduce la preposizione per.
- A) Alla fine della corsa eravamo sfiniti per la sete. …………………………………………………………………………………
- B) Quando siamo venuti da te siamo passati per la Francia. …………………………………………………………………..
- C) Rimarrò a Genova per tre giorni. ……………………………………………………………………………………………………..
B8.Nelle seguenti frasi indica se la particella ciha la funzione di pronome personale (PP) o di avverbio di luogo (AL).
PP AL
- A) Poiché amo la montagna, spero di ritornarci. □ □
- B) Ti farò assaggiare i funghi che ci hanno regalato. □ □
B9.Inserisci, nelle seguenti frasi, il pronome o aggettivo dimostrativo (questo, codesto, quello) più opportuno.
- A) ………………………………………….. libro sul banco di Franco è tuo, ………………………………………….. qui è mio.
- B) ………………………………………….. che parlano poco, di solito, agiscono.
- C) Vuoi passarmi ………………………………………….. pentola, visto che sei vicino al mobile?
B10. Sottolinea, nelle seguenti frasi, le proposizioni principali.
- A) Mentre era sdraiata, pensava a ciò che avrebbe dovuto fare dopo.
- B) Per sbrigare tutte le commissioni che gli erano state affidate ha impiegato quattro ore!